Soumchi by Amos Oz

Soumchi by Amos Oz

autore:Amos Oz [Oz, Amos]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788807880131
Google: 5gzCMwEACAAJ
editore: Feltrinelli
pubblicato: 2013-01-14T23:00:00+00:00


Tutto è perduto

“Non metteremo mai piede…” In cui presi la risoluzione di scalare le montagne di Moab per contemplare quelle dell’Himalaya, ricevetti un invito sorprendente (e decisi di non aprire la mano finché avessi avuto vita).

Papà mi domandò con dolcezza: “Lo sai che ore sono?”.

“È tardi,” risposi tristemente. E strinsi più forte il temperino.

“Sono esattamente le sette e trentasei,” sottolineò mio padre. Se ne stava in piedi davanti alla porta, bloccando il passaggio e scuotendo la testa, come se fosse arrivato a quella triste, ma inconfutabile conclusione proprio allora.

Aggiunse: “Abbiamo già mangiato”.

“Mi dispiace,” mormorai con un filo di voce. “Non solo abbiamo mangiato. Abbiamo anche lavato i piatti,” rivelò mio padre, con calma. Ci fu un altro silenzio. Sapevo benissimo cosa sarebbe venuto dopo. Il cuore mi batteva forte. “E dov’è stata sua signoria in tutto questo tempo? E dov’è la sua bicicletta?”

“La mia bicicletta?” dissi, sgomento. E il sangue mi affluì al viso.

“La bicicletta,” ripeté mio padre pazientemente, pronunciando distintamente ogni sillaba. “La bicicletta.”

“La mia bicicletta,” mormorai a mia volta, spiccando ogni sillaba esattamente come lui. “La mia bicicletta. Sì. È a casa di un mio amico. L’ho lasciata da uno dei miei amici.” E le mie labbra continuarono a sussurrare, per conto loro: “Fino a domani”.

“Ah, è così?” replicò mio padre con aria comprensiva, come se condividesse pienamente la mia sofferenza e volesse darmi un consiglio semplice ma sincero. “E potrei sapere il nome e il cognome di questo amico?”

“Questo,” dissi, “questo, non posso dirtelo.”

“No?”

“No.”

“Assolutamente no?”

“Assolutamente no.”

Ecco il momento, lo sentivo, in cui sarebbe volato il primo schiaffo. Mi contrassi, come se volessi seppellire la testa tra le spalle e il corpo intero dentro le scarpe, chiusi gli occhi e strinsi il temperino con tutte le mie forze. Feci tre o quattro respiri profondi e aspettai. Ma lo schiaffo non arrivò. Aprii gli occhi e sbattei le palpebre. Mio padre era lì in piedi e sembrava addolorato, come se aspettasse la fine della rappresentazione. Alla fine disse: “Ancora una domanda. Se sua signoria permette”.

“Quale?” bisbigliarono le mie labbra per conto loro.

“Forse mi sarà concesso vedere che cosa nasconde sua eccellenza nella mano destra?”

“Non è possibile,” sussurrai. Ma di colpo sentii freddo sino alle piante dei piedi.

“Anche questo non è possibile?”

“Non posso, papà.”

“Sua altezza oggi non mi concede nessun favore,” ricapitolò mio padre, tristemente. Nonostante tutto, però, si mostrò condiscendente e continuò a insistere: “Per il mio bene. E per il tuo. Per il bene di entrambi”.

“Non posso.”

“Fammi vedere, stupido bambino,” ruggì mio padre. In quel momento lo stomaco cominciò a farmi male in maniera spaventosa.

“Ho mal di stomaco,” dissi.

“Prima devi farmi vedere che cosa hai in mano.”

“Dopo,” pregai.

“Bene,” disse mio padre, con un diverso tono di voce. E ripeté improvvisamente: “Bene. Basta così”. E si mosse dalla soglia.

Lo guardai, sperando al di là di ogni logica che finisse col perdonarmi. E proprio in quel momento arrivò il primo schiaffo.

E il secondo. E poi il terzo. Abbassai la testa per metterla fuori portata e corsi in strada, scappando più



scaricare



Disconoscimento:
Questo sito non memorizza alcun file sul suo server. Abbiamo solo indice e link                                                  contenuto fornito da altri siti. Contatta i fornitori di contenuti per rimuovere eventuali contenuti di copyright e inviaci un'email. Cancelleremo immediatamente i collegamenti o il contenuto pertinenti.